Un aiuto concreto alle popolazioni di una delle zone più travagliate del Kenya, il West Pokot, grazie anche ad una specialità tutta italiana, per trarre il massimo dalla loro agricoltura e spostare la loro mentalità dall'agroalimentare come attività non redditizia a quella che potrebbe portare alla creazione di posti di lavoro..

E’ il progetto approntato dall’azienda abruzzese Joint Venture Almacis che, dopo essersi aggiudicata un bando di concorso indetto dalla Cooperazione internazionale allo sviluppo, nel 2020 ha iniziato a darsi da fare sul territorio keniano, precisamente nel villaggio di Sigor, vicino al fiume Wei Wei nella contea di West Pokot.

In quella zona l’agricoltura, per via della mancanza endemica di acqua, è problematica e i contadini si dedicano al lavoro nei campi solo per scopi di sussistenza e al massimo praticano il baratto, ovvero scambiano i loro prodotti con quelli di altri agricoltori ed allevatori.
L'obiettivo di JV Almacis, da subito è stato quello di far passare i membri della comunità dall'agricoltura di sussistenza all'agroalimentare. Per arginare il problema della mancanza di una fonte d'acqua costante, Almacis ha deciso per prima cosa di installare uno schema di irrigazione.

“Dopo l'implementazione dello schema di irrigazione, gli agricoltori possono ora riservare una porzione di terra per l'agricoltura di sussistenza – spiegano dall’azienda italiana - Questo elimina di fatto la malnutrizione nella comunità. Il rapporto sul monitoraggio della scuola indica sostanzialmente come la vita dei bambini che vanno a scuola sia stata influenzata dal progetto di irrigazione. L'accesso al cibo, una migliore igiene grazie all'accesso all'acqua e l'eliminazione dei problemi relativi alle tasse scolastiche sono alcuni dei benefici di cui godono ora i bambini che vanno a scuola”.

La prima fase del progetto ha previsto il raggiungimento di un protocollo d’intesa con la Moi University di Eldoret al fine di offrire ai giovani ingegneri laureati opportunità in linea con il bando.
Ecco che giovani ingegneri hanno potuto essere tirocinati per acquisire le competenze necessarie per gestire le attività agro-imprenditoriali. Da lì è partito il coinvolgimento attivo con i membri delle comunità.

Lo scopo è semplice, oltre che nell’ottica degli aiuti non fini a sé stessi che la nostra cooperazione, attraverso le donazioni “a progetto” porta avanti da anni: garantire ai produttori che migliorando in tutte le fasi e i settori delle coltivazioni e dei raccolti, fino alla vendita, potranno ripagare il prestito concesso.
Così sono iniziate, sotto l’egida del gruppo d’aiuto di Kiptolelyo, le semine di prodotti organici, con particolare attenzione per l’anguria, che secondo gli studi degli esperti è la coltura più adatta a causa del pH del suolo, ma anche i fagioli che sono stati recentemente venduti con buoni guadagni, e gli ortaggi.

E, ciliegina sulla torta, l’ultimo progetto della comunità Kopluk sostenuto da Almacis e presentato alla recente Settimana della cucina italiana nel mondo. Con un training specifico dello chef Luca Mastromattei e del suo team, gli agricoltori di Kopluk hanno trasformato alcuni dei loro migliori ortaggi in un prodotto “di nicchia” totalmente bio e di alta qualità: si tratta della classica giardiniera italiana, ortaggi sotto aceto in vaso di vetro che potranno essere venduti per generare altri proventi.
Tutto sempre nell’ottica del credo di Almacis, che è quello di implementare un'ideologia "al di là della mentalità delle sovvenzioni" per le comunità locali di agricoltori.