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15-06-2017 di redazione
Calano significativamente in Kenya i pazienti affetti dal virus HIV, secondo i dati trasmessi dal Ministero della Salute.
Importantissime soprattutto le percentuali ufficiali riguardanti la trasmissione "naturale" dell'AIDS tra madre e figlio.
Se nel 2012 i casi si attestavano sui 15 mila all'anno, l'anno scorso ne sono stati registrati poco più di seimila (6.200 casi per la precisione), con un calo verticale del 58, 67 per cento. Chiaramente si tratta di casi verificati in ospedali e cliniche, anche se persistono nascite non controllate nel Paese, specialmente nelle regioni povere e remote.
Grazie alla prevenzione e alle nuove cure, la trasmissione dell'HIV tra madre e figlio rappresenta il 90 per cento dei nuovi casi di AIDS nel Kenya, quindi si può dire che ormai la sindrome da immunodeficienza acquisita non viene trasmessa più in larga scala tramite rapporti sessuali non protetti e men che meno (ma su questo l'Africa ne è sempre stata esente) da trasmissioni per via della tossicodipendenza.
Inoltre l'introduzione di farmaci a basso costo da parte del Governo, a partire dal 2012, sta dando i suoi frutti curando moltissime persone, tanto è che i decessi a causa dell'HIV sono diminuiti.
Tuttavia i medici invitano a non abbassare la guardia perché solo una minima parte delle future madri in gravidanza, in Kenya, esegue controlli specifici.
Inoltre si calcola che otto madri su dieci, nelle zone rurali del Paese, partoriscano nel villaggio senza effettuare visite mediche né prima né dopo il parto.
All'inizio dell'anno è stato lanciato un programma di screening nazionale che dovrebbe ridurre anche questi numeri, madrina dell'iniziativa la First Lady Margaret Kenyatta. Ora tra l'altro, lo sciopero nazionale delle infermiere, secondo i sindacati di categoria, potrebbe pregiudicare i buoni risultati raggiunti.
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