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25-03-2021 di redazione
Quando a Nairobi ieri si è diffusa la notizia che i principali ospedali cittadini avrebbero iniziato a vaccinare i keniani, in poco tempo si sono formate code di richiedenti iniezioni gratuite di AstraZeneca, il vaccino donato dal programma internazionale Covax per i Paesi in via di sviluppo. Ma non solo, anche di persone che hanno ammesso di essere pronte a pagare, come promesso da alcune strutture o, meglio, da medici o infermieri che vi lavorano.
Questa corsa folle ha fatto sì che le strutture sospendessero il servizio e che il Ministero della Salute facesse chiarezza sulla prima fase delle vaccinazioni in Kenya che prevede di immunizzare tre categorie di cittadini: in primis gli operatori sanitari (vaccinazioni già a buon punto), poi i dipendenti delle forze di polizia e degli uffici governativi compreso il corpo insegnanti, infine le persone anziane e vulnerabili.
Questa prima fase, nei piani del Ministero della Sanità, dovrebbe concludersi a fine aprile quando si aprirà la fase dedicata ai residenti, seguendo altre priorità.
Nel frattempo però alcune aziende internazionali hanno già stipulati accordi per vendere i loro vaccini alle strutture private del Paese, che dal prossimo mese potranno metterle in vendita per chi volesse vaccinarsi. La prima a stabilire il prezzo di vendita è stata la russa Sputnik, che permetterà l’uso del suo vaccino al prezzo di Kes. 5.500 (poco meno di 50 euro) a dose, quindi 11.000 compreso il richiamo.
I problemi più grossi si sono verificati al Mbagathi Hospital, l’ospedale pubblico trasformato quasi totalmente in struttura Covid-19.
Già alle 6 del mattino, moltissini keniani hanno affollato l'ospedale, una delle poche istituzioni sanitarie che offrono il vaccino a Nairobi, costringendo le autorità ospedaliere a chiudere i cancelli nel tentativo di gestire la folla.
A quanto pare, si era appunto sparsa la voce che la struttura stava offrendo il vaccino gratuitamente Covid-19 a tutti, compresi i lavoratori non in prima linea, spingendo centinaia di kenioti ad accaparrarselo, prima di dover magari pagare per ottenerlo successivamente.
La situazione è andata fuori controllo dopo che alcune persone che erano state chiuse fuori dal complesso dell'ospedale per mancanza di documenti che dimostrassero che erano lavoratori di prima linea, si sono ribellate e hanno protestato creando assembramenti.
E’ stato il Sovrintendente dell’ospedale, Loise Mutai, a fermare il processo di registrazione e vaccinazione fino a che l’ordine non fosse stato ristabilito.
"Le tre categorie che sono prioritarie in questa fase della vaccinazione rimangano dentro, gli altri devono uscire dalla struttura - ha ordinato Mutai alla folla visibilmente irritata - non so chi vi abbia suggerito di venire qui perché per adesso solo gli operatori sanitari, gli insegnanti e gli agenti di polizia sono autorizzati a fare il vaccino”.
Mbagathi non è l’unica struttura nel Paese in cui la gente ha ammesso di essere stata chiamata per il vaccino e di essere stata avvisata che avrebbe dovuto pagare una piccola cifra.
Secondo i report dei media locali, ci sarebbero stati già alcuni arresti tra il personale di cliniche e laboratori, mentre il Ministero avverte che le vaccinazioni procedono a ritmi di 5000 persone circa al giorno.
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