E’ una situazione paradossale quella che il Kenya sta attraversando in questo periodo: da una parte il valore della sua moneta in caduta libera (il dollaro stabilmente sopra quota 140 e l’euro che ha toccato ieri i 153 scellini) e dall’altra, anche facilitata dal cambio, la grande richiesta turistica per una destinazione che, considerando una “toccata e fuga” per ammirare le sue bellezze e godersi alcuni giorni di relax, diventa sempre più appetibile. Il governo che, con la nomina del nuovo direttore della Banca Centrale, Kamau Thugge sta cercando di risistemare i disastratissimi conti che vedono il debito pubblico più che raddoppiato nel giro di un anno, sta riprendendo dopo anni (complice anche la pandemia) a riconsiderare il turismo come una delle fonti più immediate e concrete di denaro contante che può mitigare il fenomeno dell’inflazione, che influisce negativamente e spesso in maniera preoccupante sulla borsa della spesa dei keniani, soprattutto sul ceto medio-basso che negli ultimi tempi si era rivelato la forza trainante per la crescita della nazione.

Se i poveri, infatti, sono sempre più derelitti ma tra l’avere “zero virgola zero uno” e zero c’è ben poca differenza, chi negli anni passati aveva migliorato il tenore di vita e scommesso sul futuro suo e del paese, magari acquistando un immobile, lanciandosi in un’attività commerciale propria o semplicemente dotandosi per la prima volta nella vita di un mezzo di locomozione, ora è sull’orlo di un mezzo fallimento. Dall’altra parte, il paese deve anche sapersi rendere competitivo e più accogliente per soddisfare le richieste dei viaggiatori che lo scelgono, per non rischiare di rimanere indietro rispetto ad altre destinazioni rampanti che solo pochi anni fa non erano all’altezza delle proposte keniane.
Un esempio su tutte, la Tanzania che (oltre a Zanzibar) non solo sta migliorando le sue infrastrutture, ma ha dato una “ripulita” alla sua immagine di nazione arretrata e poco accogliente nei confronti degli stranieri.

Nei giorni scorsi, il ministro delle Finanze tanzaniano, Mwigulu Nchemba, ha proposto l’esenzione delle tasse per le compagnie aeree che viaggiano nel paese, al fine di aumentare il traffico passeggeri e l’appetibilità delle sue attrazioni a livello internazionale.
La grande richiesta per l’Est Africa è stata recepita anche dalla compagnia di bandiera Kenya Airways, che ha deciso ieri di riaprire in vista dell’estate i voli diretti Nairobi-New York, che potrebbero tornare ad essere giornalieri come prima dell’era Covid. Oltre ai turisti americani che non vedono l’ora di venire in Kenya per il classico safari nel Masai Mara per assistere alla grande migrazione degli gnu, ci sono richieste anche da tanti cittadini di nazionalità o di origine keniana, residenti negli Usa che stanno pensando ad una vacanza nella terra natia, approfittando del potere del dollaro nei confronti dello scellino.

E’ il momento di agire, quindi, e riportare il turismo su quel piedistallo d’importanza che in tempi non così lontani permise a Nairobi e dintorni di crescere e diventare un “hub” non solo di vacanze, ma anche di investimenti ed interessi internazionali, permettendo ai keniani stessi di alzare l’asticella delle proprie aspettative, oltre che di competenze e professionalità.