Anche la Sanità keniana ha fatto i conti di questi primi dieci mesi di pandemia nel Paese e i dati iniziano a confortare (percentuale di casi per tampone fissa tra il 3 e il 4%, terapie intensive semivuote, solo 33 persone attualmente ricoverate con assistenza di ossigeno supplementare e nessun vero focolaio in essere). Quel che preoccupa i ricercatori del Kenya Research Medical Institute (KEMRI) ora sono le famose “varianti”.
Dopo la scoperta che tra i nuovi ceppi di un virus mutevole come si è rivelato questo Sars 2, in particolare modo quella trovata in 2 pazienti positivi rilevati nella Contea di Taita Taveta al confine con la Tanzania, sembra riportare alla variante Sudafricana che preoccupa per la sua contagiosità.
La buona notizia è che la carica virale di tutti gli ultimi casi è sempre molto bassa, e l’altra è che secondo gli esperti keniani comunque la mutazione genetica di questi nuovi virus collegati al Covid-19 non dovrebbe avere conseguenze sull’efficacia dei vaccini studiati sul ceppo originale.
Nel frattempo nelle ultime 24 ore i decessi collegati al Coronavirus sono stati 3 in tutto il Paese.
Il Ministero della Sanità tuttavia avverte di fare attenzione, perché con la riapertura di scuole e attività e la contagiosità superiore a marzo si potrebbe avere un nuovo picco di casi e un aumento del 25% circa dei decessi. Numeri previsti comunque sempre bassi, si parla di un massimo di 100 decessi da ora fino al prossimo mese di giugno.
In questo panorama si inserisce il complesso discorso della "corsa" ai vaccini da parte dei Paesi africani, che affronteremo nei prossimi giorni con approfondimenti e cognizione di causa.