EDITORIALE
29-11-2021 di Freddie del Curatolo
Molti di loro sono arrivati con autocertificazioni “così e così”, altri sfruttando il cavillo del cambio temporaneo di domicilio, avendo casa di proprietà o un regolare contratto d’affitto. Ognuno ha i suoi buoni motivi per farlo, compreso quello che in Italia di questi tempi non è proprio piacevole vivere e chi se lo può permettere...
Sono gli italiani “stagionali” o villeggianti di lungo corso, quelli che appena sentono i primi freddi nelle ossa ormai abituate all’estate africana e poco all’inverno europeo, sono soliti fare il biglietto e trascorrere dai tre ai sei mesi all’esotico calduccio.
Molti di loro nel 2020 erano stati costretti a tornare in Italia con i voli di rimpatrio organizzati dall’Ambasciata, per poi restare imbrigliati nell’autunno successivo con ondate e lockdown.
Quest’anno i vaccini e l’affievolirsi dei casi, accompagnato dalla situazione in Kenya, mai stata veramente preoccupante ma migliorata a tal punto da spingere il Governo a rimuovere il coprifuoco, hanno riportato i nostri connazionali a Malindi e Watamu, con l’idea di tornare a passare giornate di tintarella, relax, feste private e beach party, cene nei ristoranti e tutte le (almeno) cinquanta sfumature di Kenya, dall’impegno sociale alle studenti e studentesse della Street University a cui dare (e da cui prendere) lezioni.
Ora la maledetta variante Omicron, esplosa tra Sudafrica e Botswana, di cui pochi conoscono realmente effetti e pericolosità, ma che si sa essere resistente al vaccino (più o meno come gli orecchioni e la pecola) rischia di chiudere nuovamente le frontiere.
Il rischio non è tanto legato alla reale minaccia del nuovo ceppo Covid-19, quanto agli scrupoli dell’Unione Europea e al discreto livello di paranoia del nostro Ministro della Sanità Roberto Speranza. Dopo aver chiuso a sette paesi dell’Africa australe, vengono monitorati quotidianamente tutti gli altri paesi africani in cui atterrerà un’Omicron in uno degli aeroporti internazionali keniani. Intanto aumentano le nazioni che chiudono i traffici aerei con il Sudafrica e gli altri sei stati che hanno casi conclamati della variante (Botswana, Lesotho, Eswatini, Namibia, Malawi e Zimbabwe), all'Europa e agli Stati Uniti si è aggiunto anche Marocco, Russia e Canada.
Così da due giorni si sono già visti italiani che avevano programmato i mesi invernali in Kenya, anticipare la data di rientro o acquistare un biglietto di ritorno per il timore di rimanere bloccati.
Casi che si aggiungono a chi stava per arrivare in Kenya a dicembre e ha deciso di provare il brivido di un Natale in patria, magari il primo dopo tanti anni.
Non ci sentiamo di dar loro torto, ma di certo non li invidiamo nemmeno questa volta.
Certo che ormai la precarietà si è presa i nostri cuori sotto una coperta scura, come cantava il Poeta, e allora tanto varrebbe vivere alla giornata, anzi al mese, anzi alla stagione invernale che in Kenya si chiama estate ed anche un po’ più libertà.
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