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02-05-2023 di Freddie del Curatolo
La pioggia cade quasi incessatamente su Malindi. E’ una pioggia benedetta, attesa da mesi per chi vede da almeno quattro anni le proprie terre seccarsi al sole, minate dalla grande siccità che ha colpito l’Africa orientale a causa dei cambiamenti climatici e, per quanto riguarda la costa keniana, anche per il disboscamento selvaggio che modifica poco a poco il microclima che da sempre scandisce le stagioni, con le grandi e piccole piogge a cadenza semestrale.
La pioggia ha anche sospeso le ricerche delle persone scomparse nella foresta di Shakaola, sessanta chilometri all’interno di Malindi, dove si sta consumando una tragedia dai contorni sempre più oscuri ed inquietanti. Lo hanno chiamato “il massacro di Shakaola”, quello che era iniziato con le parvenze di un assurdo estremismo di fede, guidato da un sedicente pastore che invitava i propri adepti a digiunare per purificarsi al fine di poter “vedere Gesù Cristo”.
Paul Mackenzie Nthenge, questo il nome del predicatore, ex tassista, che ha fatto proseliti attraverso un canale televisivo evangelico su Youtube, ha fondato una sua chiesa, la “Good News International Church” a Malindi e radunato un certo numero di fedeli, si dice più di cinquecento, molti dei quali lo hanno seguito dopo la chiusura del capannone nella cittadina costiera, in un ranch di sua proprietà dalle parti del villaggio di Shakaola. Lì sono stati trovati i primi corpi che, grazie alla denuncia di testimoni e di parenti che cercavano i propri cari, hanno portato alla terribile scoperta di fosse comuni. I corpi riesumati, prima che il fango e l’acqua di questi giorni mettesse un freno alle ricerche, sono 110. La Croce Rossa keniana ritiene che vi siano almeno altre 360 persone scomparse, mentre una trentina sono state ricoverate in gravi condizioni all’ospedale di Malindi.
Ieri il ministro degli interni, Kithure Kindiki, si è recato all’obitorio in Casuarina Road, dove sono iniziate le autopsie sui corpi delle vittime, partendo dai bambini. Infatti in alcune fosse comuni, oltre agli adulti, sono stati trovati anche i loro figli. Quasi tutti morti per la fame, ed è in questo “quasi” che si aprono le congetture più nere che si spera non corrispondano alla realtà.
Si teme non solo che alcuni dei seguaci della “setta del digiuno” siano morti per asfissia, ovvero siano stati seppelliti ancora vivi, sebbene stremati dall’inedia, ma che alcune vittime siano state uccise o istigate al suicidio altrove e poi trasportate a Shakaola. In questa direzione si dovrebbe leggere l’arresto di un altro “uomo di chiesa”, ben più famoso di Mackenzie, il pastore Ezekiel Odero che a Mavueni, vicino a Kilifi, ha costruito un mega-complesso religioso, grazie a donazioni di fedeli da tutto il mondo. Così come Mackenzie che è agli arresti da due settimane, anche Odero è in stato di fermo e dovrà rispondere delle accuse più gravi, fino a quella, ipotizzata dal presidente William Ruto, di genocidio e crimini contro l’umanità. I due compariranno oggi per la prima volta davanti alle autorità giudiziarie di Malindi e Mombasa, rispettivamente.
Le autopsie sui 110 corpi daranno un importante responso per il proseguo delle indagini, il ministro ha ipotizzato anche che gli organi di alcune vittime possano essere state asportati e i contorni potrebbero andare ben oltre il fanatismo estremo di un culto ipercattolico e riportare il Kenya alla memoria mai completamente sopita di riti ancestrali molto vicini alla magia nera.
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