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Kenya: possibili scenari futuri tra tasse, creditori e proteste

La finanziaria 2024 arriva in un periodo molto delicato

13-06-2024 di Freddie del Curatolo

Mentre si avvicina il fatidico momento in cui il governo keniota annuncerà le nuove tasse per l’anno fiscale 2024-25, la società civile, le associazioni di lavoratori e l’opinione pubblica sono già in fermento per le voci di nuove gabelle e di un regime fiscale sempre più stretto.
Secondo il presidente William Ruto tutto ciò è necessario per liberarsi dalla morsa del debito pubblico, date anche certe scadenze per pagamenti di pregressi e di nuovi interessi, particolarmente con la Cina (che detiene il 25% del totale del debito keniano), gli Stati Uniti e le istituzioni bancarie internazionali.
La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale (FMI), a tal proposito stanno dando al governo keniota segnali contraddittori su come procedere con la tassazione dei kenioti.
La prima ha messo in guardia il governo di Nairobi: con nuove tasse e particolarmente l’innalzamento graduale proposto dell’aliquota fiscale al 24%, potrebbe venir meno la fiducia degli investitori stranieri.
Il FMI, dall’altra parte, ha elogiato le mosse di Ruto per il prossimo anno finanziario, definendole inevitabili e giuste per un paese in via di sviluppo che deve “ampliare la fascia fiscale” per essere moderno.


Sorvoliamo sull’etica e stiamo nel Kenya di tutti i giorni: i cittadini keniani sono già in fermento per alcuni aumenti annunciati. In primis quello del pane e di altri alimenti di prima necessità, poi c’è in ballo l’entrata in vigore di una sorta di “bollo” per le automobili che sarà pagato in base al valore del veicolo.
Infine il discorso dell’aliquota.
L’opposizione ha promesso che non sarà morbida e arrendevole nemmeno quest’anno. Ricordiamo che la primavera 2023 fu molto calda. Alla vigilia della finanziaria dell’anno passato, uno dei principali motivi del contendere era il prezzo della farina di mais, alimento principale per i keniani, poi c’era il costo della benzina. Il governo aveva dato la colpa alla guerra russa in Ucraina, quest’anno potrebbe aggiungere anche quella di Israele a Gaza.
A parte le recriminazioni e gli alibi, l’importante è non tornare alle proteste di piazza e alle violenze che sempre ne conseguono, in un periodo già complicato dopo le alluvioni e la decisione del governo di demolire parecchie zone di Nairobi, ovvero tutte le abitazioni informali e non dotate di titoli di proprietà che sorgono a 30 metri dai corsi d’acqua. La capitale del Kenya è la città dei fiumi che l’attraversano, tre dei quali (Nairobi River, Mathare River e Ngong) attraversano baraccopoli e quartieri popolari.
Se la gente dovesse trovarsi per strada e l’opposizione tornarci per protestare, potrebbero esserci ancora più danni e vittime dell’anno scorso, quando si contarono 30 morti ed oltre 300 feriti in tutto il paese.
C’è da dire che la costa e le zone turistiche, sia per quanto riguarda il mare che per i safari, non furono interessate dalle proteste, né presumibilmente lo saranno quest’anno. Ma è anche vero che una nuova stretta fiscale che vada ad incidere sulla povera gente, affamandola, oltre ad essere l’esatto contrario di quel che bisognerebbe fare, non farebbe bene alla tranquillità e alla sicurezza del Kenya.
Vedremo cosa succederà, saranno decisive le indicazioni dei “soci di capitale” del Paese e le decisioni che prenderà il governo. Come sempre, vi terremo aggiornati.

TAGS: tassefinanziariadebitogovernobanca mondialeprotesteopposizione

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