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SALUTE

Kenya senza virus, vaccinazioni meno facili

Dati confortanti ma per questo cala la percezione

02-11-2021 di redazione

E’ un momento in Kenya in cui il Covid-19 non sembra più fare paura.
Almeno a giudicare dalla situazione della sanità pubblica.
Non sono tanto i numeri (che l’Italia continua a ritenere poco affidabili, non si sa bene su quali basi, dato che il referente è sempre l’OMS) quanto i posti occupati nelle terapie intensive del paese. In tempi non lontani, ovvero lo scorso giugno durante la stagione fredda, avevano sfiorato le 300 presenze, mentre ieri il Ministro della Sanità Mutahi Kagwe ha riferito di 26 letti occupati di cui solo 12 sono sotto supporti di ventilazione e altri 14 sono semplicemente assistiti con ossigeno. In tutto il Kenya non c’è neanche un paziente sotto osservazione nei reparti dedicati. Questo a fronte di 442 ricoverati totali per il virus.
Sono numeri che da giorni si ripetono sempre uguali, come quello dei decessi (da due giorni a zero, ma anche nelle settimane precedenti mai più di cinque in 24 ore).
“In Kenya ne uccide più la varicella – è stato il commento di un medico del Mombasa General Hospital – non abbassiamo la guardia e aspettiamo ancora prima di dire che non ci sarà una prossima ondata, ma certe situazioni rassicurano”.
Come considerare ormai, a 20 mesi dall’inizio della pandemia, una malattia virale che ha ucciso “solo” 5241 cittadini?
Per l’ennesima tornata quotidiana, la percentuale di positivi rilevati dai tamponi eseguiti (e si tratta di tamponi mirati) è ancora sotto l’uno per cento (ieri 0.6%).
Ormai più che alla situazione dei contagi si guarda a quella dei vaccini.
Qui la percentuale degli adulti totalmente vaccinati è salita al 6%, con un totale di 5.321.880 dosi già somministrate ai circa 27 milioni di maggiorenni, di cui solo 1.633.000 hanno ricevuto entrambe le dosi, numero che equivale al 41,8% del totale di chi può ottenere il certificato vaccinale.
Nei prossimi giorni il Ministero della Salute metterà in gioco anche il milione di dosi del vaccino Pfizer donati dagli Stati Uniti. L’intento del Governo è quello di arrivare a 10 milioni di vaccinati completi entro la fine dell’anno, ma a questi ritmi sembra più probabile che si arrivi a 10 milioni sì, ma di vaccinati con almeno la prima dose.
Di certo il calo della viralità non influisce positivamente sulla volontà dei cittadini di vaccinarsi, considerando anche che quasi un keniano su due non ha mai viaggiato all’estero, nemmeno in un altro paese africano. Chiedere loro di vaccinarsi solo per un discorso di riapertura internazionale attualmente appare utopistico.
"Cosa mi vaccino a fare per un virus che non c'è?" è la domanda più frequente. E alla risposta "potrebbe arrivare una nuova ondata e comunque il Kenya potrebbe risentirne a livello internazionale", il cittadino medio keniano ti guarda più o meno come quando spieghi ad un italiano l'importanza di andare a votare.
L’unica soluzione per il Governo, se il Kenya dovesse vedersi tagliato fuori dalla ripresa internazionale, dell’economia e soprattutto del turismo, sarà subordinare il passaporto vaccinale ad altre attività. Per adesso l’obbligo di vaccino è stato introdotto solo per i dipendenti dello Stato, della sanità anche privata e dei parenti dei carcerati che vogliono incontrare i loro cari all’interno delle case circondariali. Si sta pensando anche a renderlo necessario anche per le visite in ospedale. Per adesso il settore del turismo sta facendo tutto da solo, sono le associazioni e le singole attività ad invitare i propri dipendenti ad farsi somministrare i vaccini.

TAGS: vaccini kenyanumeri kenyadati kenya

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