Ambiente

DISBOSCAMENTI

A rischio in Kenya la meraviglia della Karura Forest

Ogni giorno abbattuti eucalipti, e i baobab sulla costa...

27-03-2025 di Freddie del Curatolo

Uno dei grandi patrimoni verdi di Nairobi, la Karura Forest, rischia di scomparire piano piano, pezzetto per pezzetto, divorata dall’urbanesimo e dal tentativo di smaltire il grande traffico della capitale del Kenya.
L’allarme è stato lanciato già da mesi, da parte dei gruppi ambientalisti, con a capo Green Blue Africa Foundation, che ha criticato apertamente dal decisione si abbattere una serie di storici eucalipti nelle zone della foresta più vicine alla strada, specialmente sulla Kiambu Road, che secondo un progetto del governo, dovrebbe essere raddoppiata di corsie.
E dire che lo stesso attuale governo, guidato da William Ruto che con la moglie Rachel si è proposto a livello non solo nazionale, ma panafricano e mondiale come un paladino della conservazione dell’ambiente, ha promesso subito dopo il suo insediamento che entro il 2030 avrebbe piantato nientemeno che 15 miliardi di nuovi alberi.
“Come si fa a pensare di avere quel numero di piante, se ogni giorno ne vengono sradicate centinaia per far posto a cemento e asfalto”? Si chiedono gli ambientalisti.
Per quanto riguarda Nairobi, il dito è puntato sul Kenya Forest Service, reo di non essersi opposto al disboscamento proposto dalle autorità, e addirittura dalle associazioni della Karura, che hanno accettato il taglio degli eucalipti, perché non sono specie autoctone keniane, a loro evidentemente va bene una foresta più piccola, ma totalmente indigena. Ad oggi però, solo il 25% della foresta è costituita da piante africane e permettere il taglio di quelle straniere vorrebbe dire ritrovarsi solo un quarto di Karura, vero polmone verde e meraviglioso itinerario di passeggiate e pedalate in una zona fin troppo inquinata della città.
Senza contare i danni all’intero ecosistema di uccelli ed altre specie animali e al microclima.
Il problema dell’urbanizzazione in Kenya non preoccupa solo chi vive a Nairobi: l’edilizia selvaggia è visibile e minaccia anche altri paradisi naturali e zone d’importanza ambientale del Paese, come il Maasai Mara, dove il passaggio delle competenze alla contea di Narok potrebbe portare addirittura alla costruzione di edifici a più piani all’interno della riserva naturalistica, e la stessa cosa potrebbe accadere ai margini del parco dell’Amboseli, se lo Stato decidesse di affidarne la gestione alla contea di Kajado Sud.
Sulla costa, infine, non esiste una legislazione che sovrintenda all’abbattimento di baobab secolari ed altre piante storiche per chi decide di costruire, e ciò avviene spesso anche in terreni in usufrutto alle comunità locali. Idem per la costruzione di strade, dove non sono previste variazioni di sede e di percorso se c’è da abbattere un baobab di mille anni. Cosa che invece, fortunatamente, è accaduta a Nairobi anni fa, durante la costruzione della superstrada sopraelevata cinese Expressway. Il ficus secolare che un tempo era ritenuto sacro dalla comunità Kikuyu, è rimasto, dopo le proteste della società civile. Ma non si sa ancora per quanto e soprattutto quanto la sua sacralità e la sua storia riuscirà a sopportare smog e radici nel cemento.

TAGS: Karuraalberipiantebaobababbattuticonservazioneambientalisti

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