C’è da sperare che, in quanto a maltempo e conseguenti disastri, il peggio in Kenya sia passato. Anche se per migliaia di persone, il peggio sembra non avere mai fine.
La scia delle piogge e inondazioni per adesso ha portato con se quasi cento morti e una ventina di dispersi ufficiali, ma si pensa che il numero potrebbe essere molto superiore, tra le persone scomparse non denunciate e i tanti “fantasmi” delle baraccopoli di Nairobi che sono sprofondate nel fango.
Nel fine settimana, 13 corpi sono stati ritrovati in fiumi in piena a Machakos, Makueni e nella capitale, mentre il portavoce del governo, Isaac Mwaura, ha dichiarato che le famiglie sfollate sono più di 24 mila, per un totale di circa 131 mila persone rimaste senza un tetto. A queste si sommano migliaia di cittadini che, pur essendo rimasti privi della loro abitazione, non abbandonano le proprie disgrazie e macerie, per paura di non ritrovare più nulla e di non avere poi più spazio per ricostruire anche la più misera delle baracche.
Questo è sicuramente l’apice della miseria.


Il governo ha formato una squadra di emergenza ed è pronto a stanziare fondi (si parla di 4 miliardi di scellini) per agire immediatamente ma come sempre i kenioti temono che di questi soldi ben poco venga destinato a chi ha veramente bisogno, a chi ha perso tutto e deve ricostruirsi un presente. Ma soprattutto, le istituzioni devono mettersi al lavoro perché tutto questo non accada più in futuro.
Se per quanto riguarda le città, il problema è rappresentato anche dalla quantità di rifiuti che vanno a finire nei corsi d’acqua e nei canali di scolo, bloccandoli e facendo sì quindi che si creino inondazioni, nelle campagne e nelle regioni meno abitate, i cambiamenti climatici degli ultimi anni non sono ancora stati metabolizzati neanche dai residenti che, ad esempio, non si proteggono preventivamente dalle esondazioni, pur vivendo vicino a fiumi, laghi e dighe. Gli appelli del presidente Ruto a muoversi dalle zone a rischio, non viene ascoltato, sempre per il solito problema: la terra è quanto di più sacro e caro ci sia e la gente rischia di morire, pur di non lasciarla e rischiare di non ritrovarla più.
Il servizio meteorologico nazionale ha annunciato che le grandi piogge proseguiranno per buona parte del mese di maggio, anche se secondo gli esperti in tono minore. C’è da augurarselo.