L’emergenza carburante in Kenya non è ancora terminata. Il razionamento continua ma nuovi rifornimenti a singhiozzo stanno nuovamente mettendo in ginocchio i commercianti e gli automobilisti del paese. Sono passati solo dieci giorni da quando il Governo annunciò la fine dell’emergenza, ma già ieri molte stazioni di servizio specialmente del nord e nord ovest erano vuote e i cittadini si stanno chiedendo quanto durerà questa volta.
Soprattutto i rifornimenti casuali hanno creato l’effetto ammassamento, per cui ogni volta che viene intercettata un autocisterna in giro, la si segue e ci si mette in coda per primi alla stazione dei servizio. Si pensava che l’emergenza dovesse terminare quando il Governo avesse annunciato l’aumento di benzina e diesel. Ciò è avvenuto il 19 aprile ma dopo una settimana di nuovi prezzi (circa 9 scellini in più al litro) e di traffico normale alle pompe, il rischio è che si torni a penare per poter fare il pieno.
Chi ne sta facendo le spese, in questi ultimi giorni, sono i commercianti di petrolio indipendenti, già messi sulla graticola in passato per la loro politica poco onesta, quella di trattenere le loro scorte o di venderle ai migliori clienti con la maggiorazione di prezzo, benché il Ministero delle risorse energetiche non l’avesse ancora aumentato. Ora anche il mercato globale li sta evitando, perché l’aumento dei prezzi del greggio sul mercato internazionale fa sì che siano le grandi compagnie ad essere rifornite per prime, potendo pagare in contanti gli importatori, mentre i “piccoli” rischiano di rimanere al palo o addirittura a rifornirsi da loro, motivando così un ulteriore aumento dei prezzi. Molte piccole stazioni di servizio non hanno neanche riaperto, alcune altre ne hanno approfittato per effettuare lavori di rinnovamento.