Dato il buon successo di visitatori, è stata prorogata fino al prossimo 8 aprile la mostra fotografica collettiva “Ubuntu, Humanity and Environment” all’Ardhi Gallery di Nairobi, a cui partecipa anche la fotografa italiana e del nostro portale Leni Frau. La mostra avrebbe dovuto chiudere i battenti il prossimo 29 febbraio.
Leni ha esposto gli scatti tratti dalla sua serie “No ghosts in Dandora”, insieme a quelli di altri 19 artisti keniani, africani ed olandesi che accomunano visioni di “resilienza, interazione con le derive dell’umanità e dell’ambiente” con il modo personale di rappresentarle, tutti votati a mettere in risalto situazioni molto simili, come il degrado, la sofferenza, la malattia, l’esclusione, la riconquista dell’ambiente e la ricerca dei propri spazi, utilizzando metodi narrativi originali e lavorando a suo modo le immagini prodotte.


Interessante la “cronistoria” di Mathare da parte del fotografo keniano Julius Mwelu e della sua fondazione per avviare i giovani al mestiere. Mwelu iniziò in maniera rudimentale, con una macchina donata da una Ngo americana, riprendendo le violenze postelettorali del 2007 che proprio a Mathare ebbero effetti devastanti, con decine di morti, ed è andato via via documentato la vita nello slum, facendo crescere una scuola di giovani talenti che hanno intrapreso una via alternativa al “vicolo cieco” della vita ai margini della legalità e della speranza. Così come c’è bellezza nei colori accesi del matrimonio nubiano nell’altro grande slum della capitale, Kibera, nell’obbiettivo di Kevin Kimani, e nelle immagini vive e parlanti di Alfred Wango, anche lui di Kibera. Un discorso diverso merita Dennis Otieno, artista concettuale che mette in scena “immagini parlanti”, predisponendo veri e propri set in mezzo alla città e raccontando i cambiamenti e i pericoli della loro insostenibilità.

In mezzo a tanti altri interessanti artisti keniani e al ghanese Lomotey, “Ubuntu” presenta anche immagini di maestri olandesi che colpiscono al cuore e legate con un filo diretto ad iniziative sociali: da segnalare i ritratti di Erik Hijweege di ragazzi albini, di grande impatto, e il reportage di Jeroen Van Loon sui malati di cancro, con immagini in bianco e nero e un uso impietoso della luce che non possono lasciare indifferenti.
In mezzo a questo panorama di arte visiva quasi mai fine a sé stessa, le immagini di Leni Frau si inseriscono perfettamente, con lo sguardo sulle donne della discarica di Dandora, la più vasta e degradata d’Africa. Immagini che documentano il percorso della fotografa insieme alle lavoratrici che raccolgono la spazzatura e vivono in condizioni di degrado totale. Il suo bianco e nero solo minimamente ritoccato in postproduzione, diventa specchio di una realtà vissuta dalla fotografa marchigiana, camminando con le “wate pickers” sotto il sole cocente di mezzogiorno (ora ripudiata dai fotografi, per via della luce perpendicolare) in un paesaggio terribilmente surreale, tra aria irrespirabile e condizioni al limite dell’umano, dove si ribaltano i luoghi comuni di chi vede semplicemente l’ingiusto.
Scatti che non possono lasciare indifferenti, all’interno di una collettiva da vedere.
Ubuntu continuerà ad essere visibile alla Ardhi Gallery (Ole Sangale Link Road, tutti i giorni tranne il lunedì, dalle 10 del mattino alle 8 di sera. L’ingresso è libero.