Editoriali

EDITORIALE

Venire in Kenya è duro, ma i duri arrivano!

Tanti ostacoli ma tanta voglia di vacanze africane

26-07-2023 di Freddie del Curatolo

“Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”, diceva John Belushi in una delle sue magistrali interpretazioni, quella di John Blutarsky alias “Bluto” in Animal House.
Parlando di noi, di Kenya, oggi bisognerebbe parafrasare con “Quando in Kenya diventa duro arrivare, arriva solo chi lo vuole duramente”.
Sì, perché è innegabile che diversi fattori stiano convergendo per dissuadere i turisti dal scegliere la destinazione Kenya per le vacanze dei mesi a venire. Non è tutta colpa del paese africano, intendiamoci, anche se molta è farina (di mais) del suo sacco. Vediamo gli elementi che concorrono a demotivare chi viaggia e ha in mente le ferie tutte mare e/o safari.
CRISI ECONOMICA
Sicuramente l’economia che ha fatto innalzare i prezzi di ogni cosa, a partire da quello del carburante, essenziale per stabilire il costo dei biglietti aerei, non sta aiutando chi decide di affrontare un viaggio per una destinazione tra le cosiddette “a lungo raggio”. La guerra Russa in Ucraina oltretutto ha privato il Kenya dei due maggiori esportatori di grano (farina di mais, appunto, il cibo di sostentamento per antonomasia di milioni di keniani) e tra i più grossi importatori di tè. Tra i motivi del tracollo finanziario di Nairobi e dintorni c’è questo problema per cui, di conseguenza, aumentano molte tariffe e tasse (a partire da quelle aeroportuali). Va da sé che anche gli hotel, le agenzie safari e altre attività abituate a vendere i propri servizi in scellini ma ad avere certe spese in dollari ed euro, sono costrette ad aumentare i prezzi, per non rischiare di peggiorare la propria offerta o, peggio, chiudere baracca e burattini.
VISTO ONLINE
Ecco un altro ostacolo in cui ci si deve imbattere, nella preparazione della partenza per il Kenya. Non è l’unico paese ad accettare solo online la richiesta di visto turistico. Ormai con i pericoli del terrorismo e l’attivazione di nuove misure di controllo e sicurezza, è diventato obbligatorio poter verificare non solo l’identità, ma anche tracciare chi viaggia. E fin qui può andare bene, il problema è che l’ufficio immigrazione keniano ha sviluppato il suo sito in periodo di pandemia e non lo ha testato per un potenziale grosso numero di richieste giornaliere. Così capita che a ridosso della stagione, il sito vada in tilt e rimanga bloccato per ore durante la giornata e che a volte appaiano messaggi fuorvianti, errori che non lo sono o richieste strane. Così come ormai da qualche mese non ci si può aspettare che il visto arrivi prima di 72 ore.
Molti ormai sono abituati (e fortunatamente anche le compagnie aeree in partenza lo sanno) a presentarsi all’imbarco con la sola ricevuta di pagamento e la password per controllare lo stato di “work in progress” del visto e prepararsi a farne partecipi anche gli ufficiali doganali all’arrivo. Ma anche questa è una situazione “alla Belushi”.
MEDIA CRIMINALI
Come se non bastasse, ci si mette anche certa stampa italiana. I media nazionali ormai sono specialisti a tirare zappe sui piedi di chiunque. Lo fanno particolarmente con lo stesso Belpaese, esagerando qualsiasi cosa, tanto che il caldo che in Spagna è bello tosto, non occupa le prime pagine con articoli “infernali” e apocalittici come da noi. Poi ci scandalizziamo se un tedesco dice che nessuno vuol venire in Italia perché si muore di caldo. Parlando del Kenya, invece è stata la situazione politica, con le proteste di Nairobi e della regione del lago Vittoria a nordovest del paese, a tenere banco. Si sta parlando addirittura di “pericolo di guerra civile” e come se non bastasse, si mettono in relazione manifestazioni legittime che sfociano in scontri con la polizia (come in Francia, per intenderci) con alcuni avvenimenti incresciosi ma di cronaca, ad esempio la setta dei digiunatori che sono stati spinti al suicidio “per poter vedere Gesù in paradiso”.
Tutto questo, come per il terrorismo di Al Shabaab, ovviamente succede a migliaia di chilometri dalle zone frequentate dai turisti, ma ai criminali della stampa non interessa, interessano i click e i “like”.
Morale: il Kenya è pericolosissimo, restate in Italia a morire di caldo.

Eppure, fatto incredibile, nonostante i voli carissimi, il visto online così ostico e le paure instillate da alcuni media, l’afflusso ad agosto sarà più che soddisfacente, i campi e i lodge in savana sono prenotati da mesi e anche le destinazioni di mare sono in fase di riempimento, con l’apporto di un buon numero di keniani che si sposteranno dall’interno del paese verso Mombasa, Malindi, Lamu e Diani.
Anche noi, che siamo notoriamente duri a morire (anche perché abituati al caldo…) ci prepariamo ad una stagione ad ostacoli ma vincente, come la corsa dei 3000 siepi dei keniani alle olimpiadi.

TAGS: vacanzeturistivisto onlinecrisimedia

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