Personaggi

INTERVISTA ESCLUSIVA

Max Casacci e il suono del Kenya

La vacanza del creatore di Eartphonia

21-09-2023 di Freddie del Curatolo

Karen Blixen diceva di conoscere “il canto dell’Africa” e si chiedeva se la terra che l’aveva accolta e che sapeva descrivere così bene, conoscesse il suo.
Ma il Kenya non ha solo “canti” e storie sussurrate, ha anche e soprattutto innumerevoli suoni.
A volte sguaiati come i versi degli animali, paurosi soavi o sorprendenti, a volte d’atmosfera come il rumore dell’oceano indiano che s’infrange sulla barriera corallina. Ma non c’è solo la natura, in Africa, il suono della vita, della trasformazione di un continente e della sua gente, la convivenza di antiche tradizioni e modernità indotta ed assorbita, di spazi immensi e urbanesimo sfrenato, creano una commistione auditiva affascinante.
E’ bastata una vacanza, a Max Casacci, per comprenderlo.

Nella sua vita “pop”, l’artista torinese è noto come mente e chitarrista dei Subsonica, band capace di vendere più di un milione di copie di dischi e di riempire palazzetti per due decenni.
Ma Casacci è molto di più, è uno “scienziato della musica” che negli anni si è ritagliato uno spazio importante nel panorama internazionale, registrando e mettendo in musica i suoni e i rumori prodotti dal nostro pianeta. Sia quelli degli ecosistemi che l’uomo ancora non è riuscito a corrompere, sia quelli del mondo civilizzato.

Così è nato “Earthphonia”, progetto che come spiega lo stesso musicista e produttore “nasce dai suoni e dai rumori naturali trasformati in tessitura musicale, sono lo stupore e l’empatia nei confronti degli ecosistemi e di tutte meraviglie, spesso sconosciute, che nascondono”.
Dopo aver pazientemente registrato e trasformato in brani dance, techno e “lounge” il suono delle pietre antichissime dell’isola di Malta, l’infinito lavorio delle api negli alveari, le partiture dell’acqua di fiumi e oceano e perfino le impercettibili vibrazioni di piante e radici, ha pubblicato per Sugarmusic un cd e relativo libro di approfondimento con personaggi come il botanico e saggista Stefano Mancuso, l’artista Michelangelo Pistoletto, la biologa marina Mariasole Bianco e il patron di Slow Food, Carlo Petrini.

E’ lo stesso creativo musicista a raccontarci l’avventura keniota, alla fine molto vicina al suo concetto di esplorazione sonora, per cui, come afferma lui stesso “il rapporto uomo-musica si ribalta e quello uomo-natura si avventura nella ricerca di un nuovo equilibrio”. Sono talmente tante le suggestioni che questa terra può offrire ad una mente (ed un microfono) aperta come la sua.
“Spero sia il primo di molti altri viaggi in Kenya – ammette Casacci – avvenuto grazie ai cari amici, ormai keniani acquisiti, Bruno e Loredana, che hanno accolto me, mia moglie e mia figlia di 12 anni a Malindi, nella loro poetica casa in riva all’oceano, tra i rami delle casuarina e il candore dei fiori di frangipani. Grazie a loro abbiamo avuto un primo assaggio di un paese che nella sua ricchezza appena intravista tra i tanti colori della terra, tra aridità e tinte lussureggianti, tra paesaggi capaci di cambiare rapidamente, meriterebbe certo ben altro tempo”.

Casacci e famiglia hanno ovviamente visitato il parco nazionale dello Tsavo est, la foresta di mangrovie di Mida Creek al tramonto, la spiaggia di Che Sale con la magiche sabbie luccicanti e quella di Watamu “che con la bassa marea sembra un disegno fantasy” ricorda l’artista.
Qui, tra passeggiate infinite lungo la spiaggia di Silversand, il tuffo nella vitalità morbidamente caotica e sorridente della “town”, l’approccio della figlia Frida con la condizione dei suoi coetanei e la voglia di aiutare e l’incontro con la cugina Nicoletta, detta “Mama Paka” che vive a Watamu e si prende cura dei gatti randagi, Max ha avuto il tempo di “tendere le orecchie” ai suoni del suo primo Kenya e immaginarne i risvolti armonici e arrangiativi.

“Tra le cose più intimamente personali che porto via con me – racconta l’artista a Malindikenya.net - c’è una registrazione effettuata con lo smart phone dall’interno di una tenda del campo allo Tsavo, durante il primo pomeriggio di safari. Stavo per addormentarmi quando il suono degli uccelli, del vento, di insetti e di altri animali ha incominciato a sconfinare vaporosamente nel dormiveglia. Ho dovuto impormi il risveglio per accendere il registratore e catturare un momento sonoro magico che deve la sua perfezione alla funzionalità intrinseca di ogni singola voce in quell’angolo di natura. Quei suoni, non casuali, rispondono a funzioni biologiche precise e in quanto tali ad una “partitura” di singoli elementi che tengono necessariamente conto dell’intero quadro sonoro, fino a comporre una musicalità perfetta, sullo sfondo di un silenzio profondo altrove completamente scomparso”.

Avere percepito quella “orchestra” in un istante che accarezzava la dimensione onirica mi ha fatto percepire quanto, in un luogo così, il legame con la realtà possa facilmente impregnarsi di inconscio, spiritualità, magia. Ogni volta che riascolto quei suoni, quegli uccelli e quegli insetti mi appaiono come più come raffigurazioni che come forme reali. Porto con me anche il suono dell’oceano di notte, ascoltato dalla casa di Loredana e Bruno, in tutta la gamma dei suoi respiri, differenti a seconda della forza del mare e dei momenti delle maree”.

Il mondo di Max Casacci, che invitiamo a scoprire su Youtube (canale “Earthphonia”) e su Spotify, dove trovate anche il progetto legato ai suoni urbani, dove il ritmo è scandito da mezzi di trasporto, ambienti e oggetti di consumo, non è solo suono ma anche immagini di cui la sua musica può diventare ideale colonna sonora.
“Alcune di queste – conferma il musicista - mi hanno messo di buon umore e mi sono apparse come un segnale di grande speranza. Ad esempio, nella Malindi dei Tuk Tuk e dei Bajaj, oltre ad osservare numeri incredibili di passeggeri e oggetti presenti sulla stessa moto, è possibile scorgere due amiche che passeggiano a braccetto, una con burqa integrale e l’altra che indossa dei comodi shorts. Un’immagine che fa sorridere il cuore e che porterò per lungo tempo nel mio”.

 

 

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