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Kenya nella 'lista grigia' del riciclaggio, quali sono i rischi

Più controlli, anche dall'Unione Europea (e dall'Italia)

29-03-2024 di Freddie del Curatolo

Il Kenya è stato recentemente inserito nella cosiddetta “lista grigia” dei paesi internazionali che vengono ritenuti a rischio per la debolezza delle loro misure di sicurezza contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.
Il gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI), che è l’organismo mondiale deputato a stabilire gli standard per la lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo e delle armi di distruzione di massa, ha messo in dubbio la capacità delle istituzioni finanziarie e di controllo del Kenya di di identificare e risolvere efficacemente i crimini finanziari.
Ci sono diversi standard da rispettare, per non essere “declassati” nella lista grigia, dove per parlare di nazioni dell’Africa Subsahariana, l’Uganda si è trovata per molti anni e la Namibia ha affiancato quest’anno il Kenya. Il Kenya conosce bene questi requisiti minimi, facendo già parte del Gruppo antiriciclaggio dell'Africa orientale e meridionale, un organismo regionale associato alla Task Force internazionale dell’azione finanziaria, che decide i parametri.


I rapporti di valutazione reciproca del Kenya hanno rivelato una serie di carenze strategiche. Ad esempio, il governo keniota non ha adottato misure adeguate per indagare e perseguire i reati di riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo o per valutare e mitigare i rischi di criminalità associati agli asset crittografici. Per questo è stato messo per un anno in uno stato “di osservazione” e sottoposto a monitoraggio.
Inoltre, essendo considerato il più importante hub finanziario della regione, è stato anche segnalato come un centro di smistamento per l'oro illegale e un punto di transito per i trafficanti di droga e di animali selvatici, mentre studi legali, casinò e agenti immobiliari sono stati evidenziati come alcuni dei fattori che potrebbero favorire il riciclaggio di denaro.
Da una parte si tratta di una notizia positiva, perché la tendenza è quella di aiutare il paese africano a risolvere i suoi problemi e conformarsi ai paesi che da anni applicano misure in tal senso.
Quindi l’inserimento nella lista grigia prevede anche assistenza tecnica ed altri strumenti per aiutare il Kenya a migliorare i propri livelli di sicurezza.
Come primo contraccolpo, però, inevitabilmente il mercato tende a reagire negativamente a questa decisione. Innanzitutto le multinazionali e le grandi aziende per un certo periodo mostreranno diffidenza verso il mercato keniota, le acquisizioni, le fusioni ed in genere le operazioni finanziarie complesse che mettono in relazione realtà keniane e di altri paesi, compresa l’Unione Europea. Questo può influire sull’abbassamento del PIL ed avere altri effetti collaterali sull’economia.


Controlli e nuove disposizioni rallentano il ritmo degli affari, aumentano i costi delle transazioni e possono persino minacciare gli accordi e le relazioni commerciali. Addirittura possono essere penalizzati anche gli aiuti allo sviluppo.
Per quanto riguarda l’Italia, anche i privati vedono ridotte le capacità di spostamenti di denaro, ad esempio tra banche. Con operazioni pari o superiori a 5000 euro, scatta l’obbligo di controllo da parte degli istituti bancari, e ad esempio la raccolta e la verifica di un maggior numero di informazioni sul cliente e sui suoi fondi. Oltre i 15 mila euro scatta la segnalazione all’agenzia delle entrate.
Anche le organizzazioni no profit saranno chiamate a rivedere il loro quadro normativo per garantire che le misure di mitigazione siano basate sul rischio e non interrompano o scoraggino l'attività delle stesse organizzazioni legittime.
Ora il Kenya dovrà mettersi a disposizione per superare questo limite e da questo punto la lotta anticorruzione dell’attuale governo fa ben sperare. Niente è definitivo, i paesi inseriti nella lista grigia possono in breve tempo, se seguiranno un processo virtuoso, rientrare nella fascia definita sicura.
Ed un paese in crescita ed un mercato ambito come quello del Kenya è in grado di poterlo fare e lo deve fare assolutamente. Altrimenti, dal grigio al nero è un attimo.

TAGS: riciclaggiocorruzionemercatoeconomia

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