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Latte di cammello, l'oro bianco salverà il Kenya?

Risorsa contro le minacce di siccità e deforestazione

14-02-2022 di Freddie del Curatolo

I danni della siccità, della desertificazione e dei conseguenti cambiamenti climatici e della vegetazione in Kenya sono ben noti e sotto gli occhi di chi vive in questo paese con spirito critico e sensibilità all’ambiente e alla vita della collettività.
I rimedi che vengono dall’alto sono spesso palliativi o lodevoli tentativi di nicchia di limitare lo sfacelo del nostro pianeta. Quelli che arrivano dal basso, inteso come terra e chi, lavorandola, la rispetta, sono gesti e progetti che ci danno speranza, perché puntano all’adeguamento senza voli pindarici, in poche parole all’istinto di sopravvivenza.
E’ il caso del boom di latte di cammello, che da scelta “di nicchia”, da deriva bio-salutista, sta prendendo piede come soluzione salvifica per la popolazione del nord del Kenya, oltre a conquistare per il suo gusto particolare anche Nairobi e, ultimamente, la costa. Questo nonostante prezzi di produzione e di vendita ancora abbastanza alti.
La più importante azienda keniana che commercializza il latte di cammello, White Gold Camel Milk di Nanyuki, conferma che fa fatica a soddisfare tutte le richieste a livello nazionale con la sua produzione di 600 litri di latte fresco al giorno. Tre grosse catene di supermercati hanno già adottato il marchio e le domande arrivano anche da altri paesi dell’Africa orientale.
In principio la scelta del latte di cammello era dettata dall’idea che fosse più sano di quello di mucca in quanto più povero di colesterolo e adatto ai diabetici e alle persone con pressione alta.
Meglio ancora del latte di capra, a cui solitamente passa chi ha problemi anche con lattosio e proteine, senza rinunciare al giusto apporto di grassi e vitamine.
Ora però il cammello bactriano (quello con due gobbe) e il dromedario in Kenya hanno un valore più importante: siccità ed impoverimento della vegetazione stanno mettendo in serio pericolo gli allevamenti di bovini. Migliaia di capi di bestiame al giorno rischiano di sparire e di complicare la già dura vita dei pastori. I cammelli sono circa 4 milioni e continuano a riprodursi felicemente.
Il Kenya rurale vive quasi esclusivamente di agricoltura e pastorizia e ha bisogno di trovare nuove strade per non morire di fame e di sete.
I cammelli, si sa, sono dieci volte più resistenti delle mucche, possono camminare anche per 100 chilometri ogni giorno alla ricerca di cibo senza stancarsi e senza diminuire il loro apporto di latte.
Mangiano foglie ed arbusti che crescono anche nelle regioni semi-aride e che sarebbero velenosi per altri animali da latte e da carne e rendono meglio se lasciati liberi in grandi spazi dove comunque viaggiano sempre in gruppo, quindi non hanno bisogno di essere seguiti e controllati a vista.
Non solo, sono meno cagionevoli di salute e molto più difficili da rubare. Certo, come ricorda il veterinario James Juja, vicepresidente della KCA (Kenya Camel Association) anche cammelli e dromedari hanno i loro punti deboli, dati dalle ferite da spine alle zampe, da punture di insetti e vermi. “Chi ha intenzione di mungerli deve comunque accudirli e farli visitare almeno una volta al mese. La gestazione della cammella è di 13 mesi e un esemplare può vivere fino a 15 anni.
In quel periodo, stima che una femmina può partorire da cinque a sette volte se è abbastanza prolifica. L’aumento della produzione in tutto il Kenya non solo può essere la salvezza di tante comunità che stanno soffrendo, ma abbassare i costi di vendita per renderlo disponibile anche alle fasce medio basse di potenziali utilizzatori. Dai locali trendy di Nairobi, soprattutto gli "halal", ovvero salutisti e analcolici di impronta mussulmana, la moda del "camelccino" e del "cammellatte" si sta diffondendo anche nei bar di Mombasa e c'è già un punto vendita nella contea di Kilifi, che propone anche yogurt ed altri prodotti. Si attende il formaggio, che potrebbe rivaleggiare appunto con quello prelibato di capra. 
Ma non è solo un fatto commerciale "gourmet". Anche se il futuro non sarà granché, sono loro gli animali domestici del futuro, almeno nell’Africa subsahariana. Abituarsi al sapore un po’ selvatico del latte di cammello molto presto diventerà un’esigenza, più che un vezzo o uno stile di vita più sano.

 

TAGS: cammelli kenyalatte kenyaallevamento kenyadesertificazione kenya

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