Solidarietà

SOCIALE KENYA

La Casa di Anita a Ngong, dove protezione vuol dire futuro

La Ong italiana Amani avvia ad una nuova vita giovani disagiate

07-03-2024 di Freddie del Curatolo

Ci sono luoghi nel mondo che sono scrigni di serenità e ci ricordano il senso pieno della parola “protezione”, che non significa difesa di una proprietà o di un privilegio, ma cura amorevole, condivisione, passione finalizzata a conservare il buono e creare il meglio.
Uno di questi luoghi, a Nairobi, è la Casa di Anita sulle verdi colline di Ngong, a pochi chilometri dal caos e dalla veloce, appetibile, promettente ma spesso insostenibile crescita della capitale keniana.
La Casa di Anita, voluta dalla Ong italiana Amani e gestita dalla comunità di Koinonia, sotto l’egida di Padre Kizito Sesana, è una casa di accoglienza per bambine e ragazze che provengono da famiglie vulnerabili, dalla strada e che fuggono da matrimoni precoci, spesso indesiderati.


Quest’anno il meraviglioso giardino in cui fioriscono nuove giovani vite, dedicato alla memoria di Anita Pavesi, giudice onorario del Tribunale dei Minori di Milano, ricordata anche per il suo indomito impegno sociale, ne festeggia 25 di attività e, guarda caso, sono 25 le ragazze e bambine attualmente ospitate nella struttura, insieme a due famiglie keniane che si prendono cura di loro come se fossero delle figlie.
Vi sono anche casi di bambine inserite nel programma senza essere accolte alla Casa di Anita, seguite e sostenute in famiglia da operatrici di riferimento.


Il modello di accoglienza è quello della comunità-famiglia.
Come una famiglia che “protegge” ma con altruismo e visione vuole preparare nel modo migliore alla vita adulta le sue “figlie”, la Casa di Anita continua a seguire le giovani che ha accolto, nel loro percorso di studi, con l’obbiettivo (quando è possibile) del reinserimento nelle loro famiglie e nella comunità, come è giusto che sia.
Tra le ex ospiti della struttura, alcune si sono rese indipendenti trovando lavoro e specializzandosi, altre hanno scelto di restare nell’ambito del sociale, ma sempre tornano in quella che per loro è casa.


Dal 1999 ad oggi sono tanti gli esempi di donne che lavorano ed attraverso la loro esperienza raccontano una storia positiva di solidarietà riuscita. Assistenti sociali, infermiere, responsabili commerciali o anche cameriere, cuoche, maestre d’asilo, a seconda della loro attitudine e volontà di proseguire gli studi.
Ma tutte, finalmente, con una vita normale, “riscattata” e pronta a donarsi ai meno fortunati.
E’ questo il senso altro della “protezione” che si respira, vivendo una giornata alla Casa di Anita, passeggiando e chiacchierando con le ragazze nel grande giardino delle speranze, vedendo giocare le più piccole, pranzando con loro nella semplicità di un cerchio unico intorno a pentole fumanti e succhi di frutta.
Per mantenere una struttura che, oltre alle due madri che fanno da famiglia, con i loro figli, dà lavoro ad un askari, un responsabile della fattoria, un educatore alla pari, un manutentore ed una cuoca, Amani non si occupa, grazie alle donazioni, solamente di vitto e alloggio, tasse scolastiche, l’acquisto di libri, zaini, uniformi, scarpe e tutto il necessario per il percorso formativo e per il sostentamento, ma anche di attività extrascolastiche, lezioni pomeridiane con insegnati privati, workshop ed altre iniziative che accompagnano le bambine in un percorso di recupero e reinserimento scolastico.

La Casa di Anita è gestita da Koinonia Community, organizzazione locale non profit con la quale Amani condivide la responsabilità di tutte le iniziative in Africa.
Amani ogni anno si impegna a raccogliere i fondi necessari a sostenere i costi associati ai progetti in Kenya attraverso le attività di fundraising realizzate in Italia.
La crisi economica internazionale, legata prima alla pandemia di Covid-19, poi alle guerre ancora in corso, e i relativi contraccolpi sulle già fragili economie africane, hanno visto da una parte diminuire le donazioni e dall’altra aumentare i costi di mantenimento della Casa di Anita, con particolare impatto sul prezzo di cibo, energia e trasporti. Ma la Ong italiana non si è mai persa d’animo e anche grazie all’affidabilità guadagnata e dimostrata in tutti questi anni e ad una comunità di donatori che spesso sono coinvolti in prima persona, specie dopo aver conosciuto “il mondo e il modo” di Amani e Koinonia, tra tante sfide e difficoltà, riesce garantire continuità e stabilità ai programmi di riabilitazione dei minori più fragili di Nairobi e ad essere sempre a fianco dei bambini e delle bambine di strada del Kenya.

 

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