Editoriali

EDITORIALE

Kenya, contraddizioni di una stagione turistica più che positiva

Boom di Watamu, conferme a Lamu e rivelazione Kilifi

11-03-2024 di Freddie del Curatolo

Alla fine, l’esito della stagione turistica sulla costa del Kenya si rivelerà più che positiva per il settore, per la popolazione locale e non ultima, per l’imprenditoria italiana che specialmente a Watamu e Malindi sta finalmente avendo la soddisfazione di vedere allungarsi i tempi di arrivi, partenze e permanenza di turisti di ogni genere: non solo semi-residenti, non solo turisti da “pacchetto tutto compreso”, non solo italiani e non solo europei.
Tutto questo fa parte sicuramente del rilancio di un paese che, dopo la pandemia, sta vivendo un periodo particolare, di contraddizioni ma anche di spinte positive. Al ringiovanimento della clientela, in località celebrate come Watamu, Diani, Lamu e la decollante Kilifi, si contrappongono la Malindi della seconda e terza età e la Mombasa con le sue appendici vacanziere Nyali, Bamburi e Bombolulu per famiglie e per il turismo locale. Ma in definitiva la costa, vista come destinazione unica, è un luogo per tutti che ha pochi eguali non solo nel continente africano. La sua vicinanza ai parchi naturali con gli animali, quella ad attrazioni naturali come foreste e canyon, le insenature navigabili tra mangrovie e vegetazione ancora intatta, fanno dei cinquecento chilometri dal confine tanzaniano a quello somalo (teniamoci sempre qualche manciata di chilometri da evitare, dopo l’arcipelago di Lamu) sono tutte da scoprire.


Contraddizioni, dicevamo: ce ne sono ancora parecchie. Ad esempio, lo sviluppo di Watamu, ormai considerata una delle mete di punta del turismo internazionale in Africa e la più seria alternativa a Zanzibar, in Est Africa, non è ancora abbastanza sostenibile: se la cittadina è cresciuta di venti volte in altrettanti anni, l’erogazione dell’energia elettrica e quella dell’acqua, ad esempio, sono rimaste più o meno le stesse, con problematiche che si possono immaginare. Così come è impensabile per una località che attira migliaia di visitatori e non più per poche settimane all’anno, che non vi sia un ospedale organizzato, un’autoambulanza, una stazione di vigili del fuoco.
Servizi che Malindi ha ereditato dal secolo scorso e che comunque non sempre funzionano al meglio e se funzionano è perché c’è meno carico di presenze concentrate nell’area di hospitality, anche se la cittadina si è allargata e, con le sue periferie, è arrivata a superare i 100 mila abitanti. Ed in questo spazio, per una volta, evitiamo di menzionare la saga decennale dell’aeroporto internazionale. Piuttosto bisognerebbe segnalare una volta di più la mancanza di voli Nairobi-Malindi, che oltretutto fanno lievitare i prezzi.


Le contraddizioni hanno “attaccato” anche l’isola di Lamu, che da tempo invece per fortuna è molto tranquilla dal punto di vista della sicurezza e più frequentata anche per l’approccio meno diffidente delle istituzioni internazionali nei confronti dei propri cittadini. Però dopo la costruzione del porto, ancora utilizzato in minima parte e sempre a rischio di diventare un ecomostro, il progresso ha fatto capolino nella “Venezia islamica” del Kenya che per mille anni ha avuto solo barche a vela ed asini come mezzi di trasporto.
Dalle scorse elezioni, purtroppo, le motociclette girano offrendo il servizio di “boda boda” che era riservato a biciclette e appunto agli asinelli, ed ora c’è il rischio che arrivino anche i tuk-tuk.
Di contro, il curatissimo quartiere di Shela e la paradisiaca isola di Manda, sono super appetiti da un turismo di qualità, consapevole e rispettoso dell’ambiente.


Che dire della new-entry Kilifi? Il capoluogo dell’omonima contea sta vivendo un periodo di espansione ed alle nuove attività già nate, legate anche ad un’offerta molto legata ai giovani ed al loro divertimento, ma anche al buon rapporto con l’ambiente ed a destinazioni internazionali con festival, iniziative e collegamenti che fanno ben sperare nel futuro. L’evento di Capodanno “Beneath the baobab” è un riferimento che attrae migliaia di persone ogni anno e che di conseguenza ne fa tornare tantissime, che spesso sono giovani imprenditori o persone che decidono di cambiare vita, di fare smart working da lì ed il passaparola non si ferma più.
Una buona stagione anche per Diani, alle prese invece con parecchie controversie che riguardano i terreni, che hanno portato anche a spiacevoli episodi di hotel abbattuti o parzialmente “occupati” da vicini di casa, con ruspe e operai, mentre i turisti vi soggiornavano, o di cause tra ex proprietari di resort che sono sfociate (è il caso del Pinewood) in rapine fittizie per spaventare ospiti e tour operator, veri e propri attacchi con mandanti ben precisi su cui ancora si sta indagando.


Insomma, l’Africa è Africa anche se il Kenya attrae e alla fine, quello che conta è che la vacanza è quasi sempre meravigliosa e al di sopra delle aspettative. Tanto è vero che la percentuale di “repeaters” è sempre tra le più alte del mondo.
Ora si attende la ciliegina sulla torta (o il cubetto di mango sui mandazi, per swahilizzare il modo di dire) della settimana di Pasqua, che potrebbe chiudere alla grande questa stagione e permettere, come accadeva con soddisfazione negli anni Novanta, ai proprietari delle attività turistiche, di chiudere qualche mese, riposarsi e rinnovare le proprie attività.
E chissà che anche il recupero di più tasse da parte di Contea e governo non permetta e instilli la volontà negli amministratori di rendere più sostenibile ed ancora più appetibile la costa, senza accontentarsi sempre di campare sugli allori di un’aura e di una bellezza di cui solo in minima parte sono responsabili.

TAGS: costavacanzeturismostagione

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