Il Kenya è un paese di tifosi.
Non solo di calcio, intendiamoci.
Qui si fa il tifo per tutto.
Basta che ci sia una scazzottata al mercato per un diverbio sul prezzo di un avocado, e già intorno c’è un nugolo di persone urlanti e qualcuno che raccoglie le scommesse.
Se i keniani della Rift Valley sono maratoneti e mezzofondisti, quelli cittadini, del Lago Vittoria e della costa sono tutti calciatori, almeno fino all’adolescenza inoltrata.
Scarsi, ma adoratori del pallone. Su milioni di tentativi di imitazione di star africane come Weah, Drogba o Eto’o, solo tre professionisti sono approdati in Europa per giocare in una massima serie e due, per giunta, erano fratelli (Mariga, nell’Inter e nel Parma e Wanyama, in Scozia e Inghilterra).
In compenso i tifosi da birra, divano e scommesse sono tantissimi e indiavolati.
Due anni fa il Governo ha deciso di tassare le piattaforme di scommesse online per recuperare almeno parte dei soldi che i keniani buttano via nel sogno di diventare milionari azzeccando i risultati di Liverpool, Manchester City magari abbinati ad una squadra norvegese di cui non riescono a pronunciare il nome (“Strømsgodset idrettsforening” non è facile neanche per me...).
Quest’anno, complice la pandemia, il fervore da ultras in ciabatte è aumentato, anche perché i pub, dove ci si ritrova per scatenarsi per un gol annullato dal VAR, chiudono prima delle partite serali.
Durante gli europei di calcio tuttora in corso, il tifo si è limitato alle case private, ma i keniani si ritrovano poi il giorno dopo a parlare delle partite, al lavoro, per strada ed ovunque ci si possa incontrare senza restrizioni.
Solitamente sono i “fortunati”, ovvero i benestanti, a raccontare l’andamento del match a chi nella sua modesta abitazione al massimo l’ha potuta seguire alla radio.
Tra martedì 6 e mercoledì 7 luglio si decide chi, tra Italia, Spagna, Inghilterra e Danimarca, giocherà la finale di domenica 11.
“Speriamo in una finale Inghilterra-Italia, ma poi non vi dico per chi farò il tifo - dice il fruttivendolo di Malindi Mwambire – sono riuscito a vedere la partita con il Belgio e l’Italia ha meritato. Poi qui gli amici italiani sono tanti, ma nell’Inghilterra militano tanti giocatori delle nostre squadre del cuore”.
Già, perché è risaputo che nonostante il rapporto di odio-amore con gli ex colonialisti britannici, il vero campionato da seguire per i keniani è la Premier League. Qualsiasi appassionato di calcio si divide tra Arsenal, Chelsea e Manchester United. Più staccate Liverpool e Manchester City. Le squadre più forti ovviamente.
“L’Inghilterra vincerà – dice Francis Kariuki, commerciante di Nairobi – anche perché semifinali e finale si giocano a Wembley. Spero che giochino contro la Spagna, perché io faccio anche il tifo per il Barcellona, ma credo che lo meriti maggiormente l’Italia”.
Se i giocatori della nazionale albionica sono carta conosciuta (i “coloured” Rashford e Sterling sono i più idolatrati) i keniani intervistati mostrano più titubanza quando gli si chiedono nomi della formazione degli azzurri.
“Buffon gioca ancora?”
“No”
“Allora forza Roberto Mancini!”