Malindi si rifà il look in vista di una nuova stagione turistica ed inizia dalla sua “porta d’ingresso” ovvero il roundabout (la rotonda della “Total”, come si suole chiamarla) grazie ad una donazione particolare che profuma di savana.
L’azienda keniana “Mombasa Cement”, molto attiva nelle opere e nei servizi per le municipalità e le strutture governative, ha donato una serie di sculture di animali in metallo che sono state sistemate nella grande aiuola all’entrata della cittadina, provenendo dall’aeroporto internazionale e dalla cosiddetta “autostrada” Mombasa-Garsen-Lamu.
Due elefanti accolgono il visitatore, ma nel terreno, delimitato da ciotoli ben posizionati che per una volta danno l’idea di una scenografia ben studiata, c’è anche il leone e ci sono giraffe, rinoceronti, facoceri, un ippopotamo e bufali. Una bella famiglia di animali selvatici che ricorda a tutti che a un’ora a mezzo da questa destinazione di mare si entra in uno degli iconici parchi nazionali del Kenya, lo Tsavo Est, con la sua natura e i suoi “padroni di casa”.
Dietro a questa donazione c’è in realtà un aneddoto, che riguarda l’eterna sfida tra Mombasa e Malindi che, anche se oggi è all’acqua di rose, ha radici antichissime e che già con l’arrivo di Vasco Da Gama nel 1498 si era palesata (Mombasa nemica e distrutta, Malindi accogliente e aiutata): il proprietario dell’azienda del cemento aveva donato alla città portuale gli animali, ma dissidi con il nuovo governatore (a quanto ha riferito la stampa locale) ha consigliato di rimuoverle e donarle alla Contea di Kilifi, la cui amministrazione ha pensato ad abbellire la rotonda malindina. Speriamo sia l’inizio di più considerazione per quella che nel 2001 era stata definita la più pulita e fiorita cittadina del Kenya e con gli anni porta i segni dell’incuria e di lavori mai completati, oltre che di strutture, turistiche e non, in avanzato stato di decomposizione.
Chi ci vive, ci è cresciuto e ci è nato lo sa: la storia di Malindi è piena di resurrezioni, senza però che sia mai morta veramente.