Amici dello Tsavo

NATURA

Gli amici dello Tsavo salvano cucciolo di sciacallo

Era finito per sbaglio in una tubatura: il racconto

22-07-2021 di Giovanna Grampa

E’ così raro per noi vivere esperienze appassionanti in questi momenti difficili in cui la nostra quotidianità è bersagliata quasi esclusivamente da notizie monotematiche sui vaccini, il green pass e le varianti covid in continua evoluzione. Eppure, ancora una volta, la savana dello Tsavo East ha saputo regalarci nuove emozioni dandoci l’opportunità di salvare un cucciolo di sciacallo dal dorso argentato, incastrato in una tubazione di cemento dalla quale non sarebbe mai più uscito senza il nostro aiuto. 
Storie speciali, aspettando il ritorno alla normalità, che ti danno la consapevolezza di vivere ancora dentro la favola incantata che solo l’Africa sa regalarti.
Sicuramente lo sciacallo è un animale poco amato dagli uomini che lo vedono come un predatore malevolo e approfittatore. Anticamente era divinizzato in Egitto e raffigurato sui dipinti delle tombe dei faraoni come guida delle anime dei defunti e sebbene ritenuto ingiustamente sgradevole, tutti concordano nel riconoscergli un ruolo essenziale nell’equilibrio ecologico della savana: ripulendo le carcasse degli animali morti, previene la propagazione di molte malattie della fauna africana.
Lo sciacallo è un canide di media taglia e si distingue dalle altre specie per quella sorta di mantellino grigio dai riflessi argentei che ne delimita i fianchi fulvi. Dotato di una folta coda, lunghe zampe solidamente piantate e orecchie a punta ha l’aspetto di un cagnolino domestico per nulla aggressivo e molto spesso timido e sfuggente.
Amo fotografarli e osservare il loro incedere veloce e nervoso, sempre alla ricerca del cibo, in coppia o in gruppo: sono animali che mi ispirano simpatia ed hanno arricchito il mio diario di storie in savana.
Sono trascorsi solo pochi giorni dal nostro salvataggio ma il ricordo è ancora intenso di emozioni che rivivo nitide come appena accadute.
Percorrendo una zona del parco denominata "Pipeline" notiamo, a pomeriggio inoltrato, tre sciacalli che si muovono stranamente agitati intorno ad una bassa costruzione di cemento dipinta di un rosa antico e consumato. La zona deve il suo nome alla costruzione di una tubazione sotterranea che, a partire dagli anni cinquanta, permetteva una fornitura di acqua costante alla città di Mombasa, allora in forte espansione. Viaggia dalla sua sorgente a Mzima Springs nello Tsavo West e attraversa per oltre 40 km il parco dello Tsavo East. La linea è stata costruita con tubi di cemento armato e nel corso degli anni ha scatenato molte perdite che hanno necessitato riparazioni significative. Le postazioni di cemento, contenenti valvole e botole di ispezione distribuite lungo il percorso, sono in parte fatiscenti con vecchie tubature e detriti abbandonati sparsi un po’ ovunque.
Tutto intorno una pianura a perdita d’occhio che si estende fino alle colline del Voi dove il sole rende ancor più belli i rossi rugginosi della terra calpestata da branchi di zebre, kongoni, gazzelle e da gruppi di elefanti che appaiono all’improvviso per abbeverarsi in rivoli d’acqua, generati dalla perdita dei tubi, per poi scomparire silenziosi tra nuvole di polvere rossastra. Un cielo immenso e sconfinato conferisce grandezza a tutto ciò che ricopre donando a questo luogo selvaggio una bellezza incontrollabile.
Osserviamo gli sciacalli zigzagare intorno proprio ad una di queste strutture di cemento e mentre fotografo mi accorgo che uno dei tre sciacalli, una femmina, si allontana dal gruppo e cerca di entrare in un tubo, nascosto alla nostra vista, sporgente dalla struttura per qualche decina di centimetri. Entra quasi con tutto il corpo puntandosi bene sulle zampe posteriori ma si ritrae poco dopo, guardandosi attorno ansiosa e preoccupata.
Il vento soffia con forti raffiche già dalla mattina ed è come una carezza ruvida che non cessa mai ma sono sicura di sentire provenire proprio da quel tubo suoni inconfondibili simili al debole guaire di un cucciolo.
Gli sciacalli hanno diverse tane che cambiano a mano a mano che i loro piccoli crescono soprattutto se questi sono disturbati da qualche predatore. Facile supporre che in quel tubo fossero nascosti dei cuccioli. Cambiamo punto di osservazione nella speranza di fotografare la prole ben nascosta perché sono molto rare le immagini di questi cuccioli di animali così schivi e quasi sempre nascosti in tane isolate e difficili da individuare. Spostata la macchina in posizione favorevole, rimaniamo allibiti.
Il foro posizionato quasi raso terra è completamente aperto e sfocia in un piccolo e stretto locale di ispezione delle valvole, profondo oltre due metri. Sul fondo qualche pietra di galana e un altro foro che presuppone una conduttura cilindrica di raccordo.
La femmina, nel frattempo, ci osserva seduta nell’erba secca roteando la testa verso di noi in cerca forse di un aiuto, orecchie tese e occhi fissi a scrutare i nostri movimenti.
Il silenzio ora è spezzato dal guaito insistente di un cucciolo preso dal panico che emette senza sosta strilli di allarme e terrore con una voce stridula, un guaito di dolore isterico da far accapponare la pelle. Inspiegabilmente è finito proprio in quella conduttura che si vede sul fondo, dopo un tonfo di un paio di metri. La madre non avrebbe mai più potuto raggiungerlo e il destino del piccolo sarebbe stato tragicamente segnato.
Non avendo nulla con noi per recuperare il povero cucciolo, chiediamo aiuto alla David Sheldrick, al personale specializzato nel soccorso animale che ci raggiunge in breve tempo. Grazie ad una scala di ferro arrugginito, fissata con bulloni alla parete del locale d’ispezione, due uomini si calano a fatica sul fondo con una lampada ed una coperta: facendo luce ci assicurano che il cucciolo è spaventato ma vivace mentre con un braccio, avvolto dalla coperta, entrano nel tubo per circondare il piccolo che nel frattempo ha smesso di strillare. E’ fondamentale non toccare l’animale con le mani per non lasciare l’odore umano sul suo pelo, rispettando il loro stato selvatico: la madre potrebbe anche rifiutarlo ed abbandonarlo.
Con estrema delicatezza viene riportato in superficie e anche se stremato e spaventato comincia a sgambettare con movimenti frenetici per uscire dall’involucro lanoso.
E’ incontenibile e riusciamo solo a scattare qualche foto veloce del suo splendido musino lanuginoso con le orecchie a punta e uno sguardo intenso da cucciolo volitivo.
La madre, che ha seguito tutta la scena da lontano, si avvicina guardinga mentre il cucciolo, messo a terra, corre con una velocità impressionante, pieno di energia nonostante la disavventura, nella sua vera tana scavata nel terreno poco lontano da noi raggiungendo i fratellini che lo aspettavano chissà da quanto tempo.
La mattina seguente torniamo alla Pipeline per un ulteriore controllo e troviamo la giovane madre seduta all’entrata della sua tana, tranquilla e rilassata in attesa del ritorno del padre con qualche piccola preda per nutrire la prole. Ci guarda con quel suo musino affilato da volpino, con occhi lucidi quasi volesse ringraziarci: i cuccioli sono l’investimento maggiore nell’esistenza di un essere vivente e la loro sopravvivenza permette la durata di una specie, generazione dopo generazione.
Alla giovane madre consiglierei solo di spostare i suoi piccoli in una tana più sicura.
Proprio sopra quelle strutture in cemento molto spesso ho fotografato, al tramonto, splendidi leoni seduti e rilassati, con lo sguardo fisso verso i numerosi erbivori che affollano la Pipeline, in attesa di scegliere il loro pasto serale: un luogo decisamente inadatto per crescere una allegra cucciolata di giovani e irrequieti sciacalli.

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TAGS: tsavo kenyaitaliani kenyasavana kenyasciacallo kenya

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